Bikecafe si amplia per voi. Non soltanto negozio di bici, officina specializzata ed osteria…stiamo lavorando per offrirvi ancora di più con una attenzione ancora più grande al cliente e ai bisogoni del ciclista. Con questo spirito Giorgio Favaretto è entrato nel team di Bikecafe. Giorgio è un professionista, giovane ma già di lunga carriera, del mondo del ciclismo: prima come corridore agonista e poi come tecnico e preparatore atletico. Da Bikecafe Giorgio si occuperà dei servizi agli atleti, offrendo una ampia gamma di test funzionali al ciclismo così come formati di allenamento, sia in palestra, sia in bicicletta per migliorare le vostre prestazioni e godere al meglio la bicicletta. Oggi gli abbiamo fatto qualche domanda per farvelo conoscere meglio, nelle prossime interviste invece ci svelerà di più sui suoi progetti qui da Bikecafe.
GIORGIO FAVARETTO
Nato ad Asti nel 1991, Giorgio è appassionato di tutto ciò che riguarda lo sport. Ciclista a 360°, aspirante rugbista e podista per divertimento. Nel tempo libero – in cui non è impegnato con lo sport – ama assaggiare birre artigianali ed è un accanito mangiatore di pizza. Dal punto di vista professionale è laureato in Scienze delle attività motorie e sportive così come è laureato magistrale in Scienze e tecniche avanzate dello sport, Giorgio é tecnico istruttore delle categorie giovanili FCI, tecnico allenatore delle categorie agonistiche giovanili FCI, tecnico allenatore delle categorie agonistiche internazionali FCI, oltre ad essere stato ciclista Elite nelle specialità strada, ciclocross e criterium scatto fisso.
L'intervista
Come ti sei avvicinato al ciclismo?
Nell’estate del 1997 venne organizzata una gara per la categoria Esordienti al mio paesino, Tonco, in provincia di Asti. Mio papà mi porto a vedere i passaggi e poi l’arrivo, che era molto vicino a casa mia. Mi ricordo benissimo il momento in cui arrivarono in una volata molto allungata i concorrenti. Vinse Giorgia Bronzini, davanti a tutti i maschi! Chiesi a mio papà di iniziare, ma ero troppo piccolo. Nell’inverno successivo ci siamo informati e ci siamo avvicinati al Pedale Canellese di Canelli, e nella primavera ’98 ho fatto le mie prime gare nella categoria G1 (7 anni), la prima l’ho vinta!
Da quando hai capito che sarebbe diventata o che avresti voluto farla diventare la tua professione?
Mentre ero alle Scuole superiori, non mi ricordo esattamente il periodo o l’anno esatto, ho iniziato ad interessarmi allo sport in maniera un po’ più curiosa, infatti poi è maturata la volontà di studiare Scienze Motorie all’Università. Mi ricordo che cercavo informazioni su metodi di allenamento, alimentazione e biomeccanica, ma anche soluzioni tecniche innovative, suggerimenti dai professionisti, mi piaceva guardare le gare in tv, capirne la tattica dei team, vedere i movimenti dei corridori in gruppo, cercare di prevedere le mosse. Già prima di entrare in Università sognavo di poter fare del ciclismo e dello sport in generale il mio lavoro. Devo dire che si sono già concretizzate tante delle cose che ho sperato e sognato.
Quali sono gli itinerari o il viaggio che più ami fare in bicicletta?
Viaggi veri e propri no, ancora mai fatti. Quando ero Elite facevo tanti tanti chilometri in bici, su strada. Non c’è mai stato un giro in particolare, ma solo delle zone o delle salite dove mi piaceva andare. Per esempio, quando abitavo ancora a Tonco andavo spesso nelle Langhe Astigiane, lì trovavo salite anche di 20-30 minuti che nelle mie zone (Monferrato) mancano, e dei panorami stupendi sulle colline, tra le vigne, lontano dal traffico e in totale silenzio. Anche il Monferrato mi piace molto, salite brevi e colline dolci, mi rilassa pedalare lì! Quando mi sono trasferito a Torino invece per fare i giri più lunghi andavano molto spesso in Val Susa o in Val Sangone, anche alla ricerca di salite più impegnative, anche se io e le salite non siamo mai andati molto d’accordo, a dire la verità!
In quale specialità? Che ricordi hai dei sacrifici e delle gioie dell’agonismo in bicicletta?
Si, ho corso in bici sia nelle categorie giovanili che in quelle agonistiche, ho iniziato nel ’98 e ho effettivamente smesso nel 2016 nella categoria Elite/Under 23. Ho corso su strada soprattutto, anche se il ciclocross mi ha sempre fatto impazzire e mi ci sono dedicato tutti gli inverni durante la preparazione. Da piccolo ho fatto anche un po’ di attività in pista, ma all’epoca la multidisciplinarietà era ancora sconosciuta e chi gestiva le squadre (e la FCI…) non erano tra le persone più lungimiranti. Ho ancora gareggiato brevemente nel 2018 tra gli Elite, su strada, ma giusto per piacere e sfizio personale, senza nessuna velleità.
Ricordi ne ho tantissimi, sia da ragazzino che più grandicello. Ricordo con affetto i miei compagni di squadra, anche se ne ho cambiate diverse ho sempre trovato degli ottimi amici, con molti di loro è nato un legame vero e siamo ancora molto uniti. Pensare al correre in bici come un sacrificio sarebbe un ossimoro, io facevo quello che più desideravo, nonostante non fossi un campione e nonostante non riuscissi ad avere la benchè minima stabilità economica. Ho sempre trovato giuste e in qualche modo formative tutte le piccole rinunce che uno sportivo di alto livello deve fare per poter stare al passo di un gruppo che va veloce; mangiare sano, andare a letto presto, riposare, non uscire il sabato sera, dedicarsi all’allenamento, impegni con la squadra, erano tutte cose che facevo con piacere, cercando di incastrare tutto tra studi e lavoro.